giovedì 3 ottobre 2013

CARNEVALE DELLA LETTERATURA #4: IL TEMPO


"Quanto più del tempo si tiene a conto, tanto più si dispera d'averne che basti, quanto più se ne gitta, tanto par che n'avanzi." Giacomo Leopardi, Lo Zibaldone


Benvenuti alla 4ª edizione del Carnevale della Letteratura!
La tematica di questa edizione è davvero ampia e suggestiva: "il tempo".
Come tradizione nei Carnevali su Scienza e Musica, la presente edizione verrà aperta da una ricca introduzione sul tema prescelto (con particolare riferimento al tempo dal punto di vista cronologico), a cui seguiranno ovviamente i contributi dei vari partecipanti alla kermesse.
Prima dell'introduzione, tuttavia, vorrei segnalarvi un ottimo prequel scritto da Marta Saponaro, sul suo blog LETTORENONPERCASO, che vi consiglio caldamente di leggere.
Signore e signori, la "chilometrica" introduzione parte subito dopo il "conto alla rovescia musicale".



Da migliaia di anni numerosi intellettuali hanno cercato di rispondere a una domanda apparentemente semplice ma, in verità, assai complessa: che cos'è il tempo?
Già nel 350 a.C., Aristotele, nell'opera intitolata Fisica, si era chiesto se "il tempo appartiene alla categoria di ciò che esiste o a quella di ciò che non esiste".
Siamo nel 2013 e ancora oggi risulta impossibile dare una definizione univoca di tempo, dato che tal concetto presenta una moltitudine di sfaccettature differenti.
Una definizione univoca, da un punto di vista fisico, si trova infatti solamente quando si parla di intervallo di tempo (o durata), del quale la fisica fornisce una definizione operativa.
Trattasi infatti di un periodo limitato di tempo misurato da un apposito strumento, ad esempio un cronometro.
Infatti, immaginando per esempio la corsa dei 100 metri, l'avvio del cronometro è simultaneo all'inizio dell'intervallo di tempo da misurare, cioè alla partenza dell'atleta, mentre il suo arresto indica la fine dell'intervallo di tempo considerato, ovvero l'arrivo alla meta da parte del corridore.











Ma basta spostarsi in un differente ambito culturale e subito le cose cambiano radicalmente.
Nell'ambito prettamente letterario, il termine "durata" possiede un significato totalmente diverso!
Esso sta infatti ad indicare il rapporto sussistente fra il periodo di tempo necessario al compiersi degli eventi della storia (chiamato tempo della storia) e lo spazio effettivo a loro dedicato nel racconto (denominato appunto tempo del racconto).
Questo spazio, in particolare, si misura in numero di righe di testo, dunque in secondi, minuti o ore di lettura.
D'altronde, nei racconti letterari accade spesso che una vicenda lunghissima nel tempo reale sia condensata in pochissime righe, oppure, può accadere l'esatto contrario, ossia che vengano dedicate pagine o interi capitoli a un evento che, almeno nella realtà, si verifica in tempi effimeri.
Esistono pertanto narrazioni che possono essere denominate "veloci" e narrazioni "lente", narrazioni tese e incalzanti oppure distese e ridondanti.
Ne consegue che ogni produzione narrativa possiede un proprio ritmo, un ritmo che può mutare a seconda delle scelte dello scrittore inerenti alle forme di durata.
Esistono 4 fondamentali forme della durata:

1) Il sommario. Trattasi della narrazione concisa, in poche righe, pagine o capitoli, di avvenimenti che se accadessero nella realtà necessiterebbero di un tempo ben maggiore di quello necessario per la lettura. Ne deriva quindi che, nel sommario, il tempo del racconto è inferiore al tempo della storia. Esistono tanti sommari, quelli che sintetizzano eventi di pochi minuti o ore, così come quelli che coprono tempi assai prolungati, come anni o decenni.
2) L'ellissi. All'interno di una narrazione può accadere di imbattersi in dei veri e propri "buchi". In pratica, il lettore non viene informato in nessun modo riguardo a quanto è accaduto in un determinato periodo di tempo, che non viene riassunto, bensì proprio "saltato". Questi buchi narrativi sono chiamati rigorosamente ellissi ed in esse il tempo del racconto è pari a 0, in quanto non esiste narrazione dei fatti concernenti quel periodo di tempo.
3) La scena. Nella scena il tempo del racconto risulta esattamente uguale al tempo della storia. A giustificare ciò, basti pensare che "scena" è un termine preso in prestito dal linguaggio teatrale.
4) La pausa. La pausa è quella forma della durata in cui il tempo del racconto è maggiore di quello della storia. Questo significa che, nella pausa, il racconto tende a dilatarsi, indugiando nella descrizione dei personaggi, degli ambienti, delle situazioni, oppure lascia spazio a lunghe riflessioni dei personaggi o del narratore.

Indicando con Tr il tempo del racconto e con Ts il tempo della storia, possiamo riassumere il tutto facendo uso di un pizzico di matematica:









Ma sarebbe riduttivo affermare che in una narrazione lo sconvolgimento del tempo possa avvenire solamente mediante le 4 forme della durata sopra elencate.
Infatti, nella narrazione letteraria molto spesso gli eventi non si susseguono in ordine cronologico, ma la freccia del tempo va avanti e indietro a piacimento del narratore.
La successione degli avvenimenti o azioni che segue l'ordine cronologico e i rapporti di causa-effetto viene indicata con il termine tecnico fabula.
A differenza di quanto accade nella vita reale, dove la vita di ogni individuo deve per forza accordarsi con la fabula, nei testi letterari il narratore, per rendere maggiormente avvincente il racconto e generare un effetto sorpresa, spesso decide di abbandonare l'ordine cronologico degli eventi, stravolgendo l'ordine lineare della storia.
Ciò significa che l'intreccio, ossia la disposizione che i fatti della storia hanno nel testo narrativo, spesso non coincide con la fabula.
Ma come avvengono, nello specifico, queste manipolazioni del tempo da parte del narratore?
Semplice, attraverso i procedimenti (anacronie) di flashback e flashforward.
Il flashback, chiamato anche retrospezione o analessi, è un'alterazione dell'ordine cronologico che consiste nel tornare indietro nel tempo, per far osservare al lettore fatti avvenuti prima rispetto al presente della storia.
Il flashforward, detto anche prolessi, è invece il procedimento opposto del flashback ed un tantino più raro.
Esso consiste nello svelare anticipazioni di fatti che accadranno dopo rispetto al presente della storia.
Dirigiamoci adesso, dopo aver constatato come la letteratura può far ciò che vuole sullo scorrere del tempo, verso la questione cruciale, la visione delle diverse concezioni di tempo (cronologico).
C'è da notare che la lingua italiana complica ulteriormente la già spinosa questione, dato che la parola "tempo" oltre a designare il tempo cronologico, indica anche quello atmosferico, a differenza di quanto accade, ad esempio, nell'inglese, dove troviamo una netta distinzione mediante le parole time (tempo cronologico) e weather (tempo meteorologico).


















Detto ciò, il tempo, nella sua accezione cronologica, è stato uno dei temi più dibattuti in assoluto da scienziati, filosofi, artisti, letterati e personalità religiose.
Una nozione considerata sin dall'antichità così importante al punto che i greci attribuirono al signore dei Titani - padre di Zeus, Poseidone ed Ade - Crono, proprio il dominio sul tempo.
Andiamo allora a scoprire alcune importanti visioni della nozione di tempo che si sono susseguite nel corso della storia.

Partiamo da un personaggio particolare, il poeta e filosofo romano Tito Lucrezio Caro (94 a.C. - 50 a.C.), considerato totalmente folle dai suoi contemporanei.
Egli scrisse la maestosa opera intitolata De rerum natura.
Trattasi di un poema epico-didascalico in esametri, suddiviso in ben 6 libri.
Il titolo del poema è la traduzione latina del greco Perì phýseos ("Sulla natura"), titolo di svariate opere di filosofi greci e anche di quella (in prosa) fondamentale di Epicuro, probabilmente la fonte più importante a cui Lucrezio attinse per l'elaborazione del suo poema.
Oltre ad essere una straordinaria opera letteraria, studiata un pochino anche nei licei, il De rerum natura è anche una straordinaria opera scientifica, visto che anticipa alcune scoperte e teorie che sarebbero state elaborate solo molti secoli dopo.
Suggestiva è infatti la lettura di ciò che Lucrezio scrive sul tempo nel Libro I, versi 459-482:

"Invece, il tempo non esiste di per sé. Sono i corpi e la loro posizione nello spazio a dar senso a quanto è successo in passato, succede nel presente e succederà in futuro. E non si può percepire il tempo di per sé, indipendentemente dalla quiete o dal moto dei corpi. 
Quando si dice, ad esempio, che Elena è stata rapita e che si è combattuto a Troia, non si intende che sono esistite cose chiamate "il rapimento di Elena" e "la guerra di Troia", bensì che quelli erano accidenti di una persona e di una città, entrambe ormai irrevocabilmente spazzate via dal tempo passato. Infatti, gli eventi si riferiscono sempre a corpi materiali, come quello di Elena, o a luoghi spaziali, come l'ubicazione di Troia.
Se non ci fosse stata la materia di cui era fatto il suo corpo, Elena non avrebbe infiammato d'amore Paride. Se non ci fosse stato lo spazio in cui si trovava Troia, non si sarebbe fraudolentemente introdotto un cavallo di legno nella città.
Questi eventi non esistono allo stesso modo di Elena e Troia stesse: non sono né materia, né spazio, ma loro accidenti. Anzi, "accidenti di accidenti", perché il rapimento e la guerra sono accidenti di Elena e di Troia. Che sono, a loro volta, accidenti della materia e dello spazio."

Lucrezio aveva capito, circa 2000 anni prima dell'arrivo di Einstein, che il concetto di tempo ha senso solo relativamente a qualcosa, non in assoluto. Davvero incredibile!
A partire dal XVII secolo, con Isaac Newton si era diffusa l'idea di un tempo assoluto, che fluisce senza alcuna relazione con qualcosa di esterno ed è identico per ogni entità.
Ma, nel 1905, Einstein propose una prospettiva differente, appunto il considerare il tempo non come qualcosa di assoluto, bensì sempre relativo al sistema di riferimento adottato.
Con la relatività ristretta Einstein illustrò un bizzarro fenomeno che diventa rilevante quando i corpi si muovono a velocità prossime a quella della luce: la dilatazione dei tempi.
Immaginiamo 2 gemelli, uno che vive sulla Terra e l'altro che parte per lo spazio con una navicella spaziale, ognuno dei quali indossa al polso un orologio.
Secondo la relatività ristretta, l'orologio del fratello che viaggia nello spazio, siccome questi si muove a velocità molto più elevate del fratello sulla Terra, va avanti più piano di quello situato sul nostro pianeta.












Il tempo risulta dunque influenzato dalla velocità a cui ci muoviamo (e anche dalla gravità a cui siamo soggetti).
La cosa sorprendente è che se si potesse raggiungere la velocità della luce, un limite imposto proprio dalla relatività einsteiniana, il tempo si fermerebbe!
Altra implementazione di Einstein è il concetto di spazio-tempo.
Grazie al famoso fisico tedesco, il tempo e lo spazio, considerate forme a priori della conoscenza dal filosofo Immanuel Kant, non vengono più viste come entità separate, bensì legate indissolubilmente.
Lo spazio-tempo permea l'Universo e le sue deformazioni sono la causa della gravità.
A proposito di Universo, quando si guarda un corpo celeste, così come in un flashback letterario, riusciamo a vedere indietro nel tempo.
Noi riusciamo a vedere un oggetto solamente grazie alla luce e la luce ha sì una velocità elevatissima, ma è comunque limitata.
Se nella vita quotidiana la velocità della luce ci sembra qualcosa di pazzesco, all'interno dell'Universo questo limite diventa evidente, dato che le distanze spaziali che la luce deve coprire sono immensamente grandi.
Basti pensare che la luce del Sole, per arrivare fino a noi, ci mette 8 minuti circa.
Ciò implica appunto che noi non vediamo mai il Sole come è adesso, bensì come era 8 minuti fa.
Più il corpo celeste considerato è distante, più questo strano e inaspettato effetto accresce la sua importanza.
Quando si osserva ad esempio Proxima Centauri, la stella più vicina a noi (escludendo il Sole), essendo essa distante 4,2 anni-luce, la vediamo come era circa 4 anni fa.

Proxima Centauri (al centro)




















Tirando le fila del discorso, pur non potendo viaggiare fisicamente nel tempo come avviene nei romanzi e film di fantascienza, ogni giorno, in verità, quando apriamo gli occhi scrutiamo il passato.
Quello di cui abbiamo parlato è un tempo relativo, ma comunque oggettivo, basato su leggi fisiche ben precise.
C'è stato però anche chi ha sostenuto con forza che il tempo debba essere visto come un qualcosa di soggettivo.
Uno dei primi ad affermare ciò è stato Lucio Anneo Seneca, scrittore, poeta, drammaturgo e politico romano, secondo cui il tempo che gli uomini possiedono è sempre lo stesso, ma, in realtà, esso cambia a seconda di come viene utilizzato.
Come illustra nella sua opera intitolata De brevitate vitae, il tempo può essere sprecato futilmente e consumato in fretta, oppure essere perfettamente sufficiente, nel caso venga utilizzato per lo studio, la riflessione e il compimento delle "grandi imprese".
Ciò che afferma Seneca, in un certo senso, lo constatiamo ogni giorno.
Si provi infatti ad immaginare la medesima quantità di tempo, un minuto, trascorso in 2 modi totalmente opposti:

1) ascoltando bella musica;
2) avvertendo una forte scossa di terremoto.

Probabilmente nel primo caso il tempo sembrerà volare via in un attimo, mentre nel secondo caso alla nostra mente sembrerà che quel minuto non finisca mai.
Non deve dunque sorprendere se un filosofo, Henri Bergson, ritenne che esistesse, oltre al tempo della scienza (il tempo cronologico in cui tutti gli eventi risultano disposti su una linea retta formata da una serie infinita di punti, tutti uguali), anche il tempo della coscienza.
Di che si tratta?
Il tempo della coscienza non è costituito da singoli istanti separati fra loro, ma va visto alla stregua di un flusso continuo, un incessante movimento degli stati di coscienza in cui passato, presente e futuro si fondono e si compenetrano.
Ergo, nel tempo della coscienza non ha alcun senso parlare di misura del tempo in secondi, minuti, ore e giorni.
Questa idea venne ripresa e introdotta in ambito letterario ad esempio dallo scrittore irlandese James Joyce.
Nei suoi racconti, infatti, egli soleva eliminare la figura del narratore e presentare i personaggi direttamente attraverso il flusso dei loro pensieri.
A rimarcare, almeno in parte, le idee di Seneca ci ha pensato invece il poeta e drammaturgo spagnolo Luìs de Gòngora, che, nelle poesie La clessidra e Orologio a stelle, fa emergere il senso angoscioso della fragilità umana e della brevità della vita:

La clessidra

Che vale, tempo tiranno,
la ristretta prigione
che di vetro ti costruimmo
per tenerti in mano,
se trattenerti è vano,
e sempre di te è vuota
quando più pensi piena,
la nostra vita, alla cui voce
fuggi qual tempo veloce
e sordo come nell’arena?

Orologio a stelle

Se voglio attraverso le stelle
sapere, tempo, dove sei,
vedo che vai con loro,
ma con loro non torni.
Dove imprimi le tue orme,
che non ritrovo il tuo cammino?
Ma ahimè, m'inganno!
che tu voli, corri, rotoli via:
tempo, sei tu che resti,
ed io che volo via.

Un'altra questione su cui sono state fatte profonde riflessioni, oltre il carattere oggettivo o soggettivo del tempo, riguarda il modo in cui esso scorre.
Generalmente il tempo, in accordo con la tradizione ebraico-cristiana, viene visto alla stregua di un'entità lineare, che scorre come se seguisse una linea dritta, la quale parte dal passato e punta al futuro.
Tuttavia, non tutti hanno accettato questa tradizionale e intuitiva concezione.
Il popolo Maya, ad esempio, riteneva che il tempo non avesse un andamento lineare, bensì ciclico, un'idea ripresa e sviluppata dal noto filosofo tedesco Friedrich Nietzsche nella teoria dell'eterno ritorno, che il filosofo stesso definisce "il più abissale dei suoi pensieri".
Praticamente, a detta di Nietzsche, la storia è un grande cerchio in cui tutti gli avvenimenti sono destinati a ripetersi e ritornare eternamente.
Egli, in La gaia scienza, propone di immaginare che una mattina oppure una notte un demone venga da noi e ci dica: "questa vita, come tu la vivi ora e l'hai vissuta, con i suoi dolori e piaceri, pensieri, ansie e sofferenze, dovrai viverla ancora una volta e innumerevoli altre volte, sempre uguale a se stessa".
Una formulazione più esaustiva di tale teoria viene esposta nel discorso su "La visione e l'enigma", il quale apre la terza parte dell'opera nietzschiana Così parlo Zarathustra.
In esso il profeta Zarathustra asserisce che "Tutto va in avanti, tutto ritorna indietro: eternamente ruota la ruota dell'essere".
Ciò implica che, secondo Nietzsche, ogni istante contiene in sé il proprio valore e il proprio fine, ha senso in se stesso e deve essere vissuto al massimo grado appunto perché destinato a tornare in eterno.
Eppure, basta osservare molti fenomeni della vita quotidiana per rendersi conto che la maggior parte degli eventi tende ad avere una prospettiva temporale lineare.
È sì vero che esistono fenomeni reversibili, come la trasformazione dell'acqua in ghiaccio, ma esistono molti processi irreversibili, in cui non è possibile tornare indietro, come il legno che diventa cenere e fumo quando viene bruciato.
Sussiste poi il secondo principio della termodinamica che impone all'Universo l'aumento di quella grandezza nota come entropia, la quale, in prima approssimazione, è una misura dello stato di disordine dell'Universo.
Nello specifico, in accordo con il secondo principio della termodinamica, in un sistema isolato (un sistema [oggetto delle nostre osservazioni, ad esempio una pentola piena d'acqua] che non interagisce in alcun modo con l'ambiente circostante, cioè non scambia né materia né energia con l'ambiente), che sia lontano dall'equilibrio termico (all'equilibrio termico tutti i corpi considerati presentano la medesima temperatura), l'entropia tende a salire nel tempo, fino a quando l'equilibrio non è raggiunto.
Se consideriamo l'intero Universo, esso è un sistema isolato, poiché per definizione al suo esterno non esiste nulla.
Ciò significa che nell'Universo, visto nella sua totalità, l'energia si conserva e l'entropia tenderà ad aumentare.
Magari alcune zone circoscritte possono sperimentare un lieve calo di entropia, in quanto si raffreddano, ma questo calo deve essere compensato, così come avviene nel meccanismo di funzionamento dei frigoriferi, dal riscaldamento di altre zone e da un corrispondente incremento di entropia, in maniera tale che, nel complesso, il bilancio entropico sia positivo.  
D'altronde, il secondo principio della termodinamica, in un'altra formulazione, ci dice che non è possibile che avvenga una trasformazione il cui unico risultato sia quello di trasferire calore dalla sorgente più fredda a quella più calda, senza l'apporto di lavoro esterno.
In un certo senso, allora, l'entropia (di cui qui si è data una descrizione certamente non esaustiva ed approssimativa, al fine di non rendere la lettura complicata e pesante) fornisce un'indicazione di quale sia la direzione verso cui si muove il tempo, ovvero la freccia del tempo.
Proprio sull'entropia lo scrittore statunitense Thomas Pynchon ha scritto un racconto, intitolato non a caso Entropia, in cui i personaggi applicano i principi della termodinamica al loro ambiente sociale.
Riporto un breve passo dall'opera:

""Comunque," disse Callisto "trovò nell'entropia la misura del disordine di un sistema isolato, una metafora adeguata a certi fenomeni del suo mondo. Vide ad esempio la nuova generazione reagire a Madison Avenue con lo stesso malumore che la sua aveva provato davanti a Wall Street: e nel "consumismo americano scoprì una tendenza simile dal meno probabile al più probabile, dalla differenziazione alla somiglianza, dall'individualità ordinata a una specie di caos. Si trovò, in poche parole, a riformulare la profezia di Gibbs in termini sociali, ed ebbe la visione della sua cultura nella stretta di una morte calorica in cui le idee, come energia calorica, non sarebbero più state trasmesse, perché ogni punto finiva con l'avere la stessa quantità di energia; di conseguenza qualsiasi movimento intellettuale sarebbe cessato."

A proposito di stranezze della freccia del tempo, il racconto di Francis Scott Fitzgerald Il curioso caso di Benjamin Button (recentemente trasposto in un film con Brad Pitt) ha come protagonista un uomo che nasce vecchio e ringiovanisce col passare del tempo.
Le infermiere della clinica in cui nasce Benjamin rimangono davvero esterrefatte dall'accaduto:

"Avvolto in una voluminosa coperta bianca, e in parte ficcato in una culla, stava seduto un vecchio all'apparenza sui settant'anni. I radi capelli erano quasi bianchi, e dal mento stillava una lunga barba grigio fumo, che ondeggiava in modo assurdo, sospinta dalla corrente che proveniva dalla finestra. Questi sollevò lo sguardo su Mister Button con occhi offuscati e sbiaditi nei quali si annidava un confuso interrogativo.
"Sono diventato pazzo?" tuonò Mister Button, col terrore che sfociava in rabbia. "Cos'è questo, un pessimo scherzo da dottori?".
"A noi non sembra affatto uno scherzo" replicò secca l'infermiera. "E non so dirle se lei sia pazzo o meno, ma so di certo che questo è suo figlio".
Il sudore freddo aumentò del doppio sulla fronte di Mister Button. Chiuse gli occhi, poi li riaprì e guardò di nuovo. Nessun errore: aveva davanti un uomo sulla settantina - un bambino sulla settantina, un bambino che se ne stava con i piedi penzoloni fuori dalla culla."



A volte, però, l'espediente di far scorrere il tempo al contrario è stato utilizzato per ottenere efficaci effetti comici.
Ciò accade, ad esempio, in Attraverso lo specchio (sequel di Alice nel Paese delle Meraviglie) di Lewis Carroll.
Nel suddetto racconto, infatti, Alice rimane stupefatta al suo primo incontro con la Regina Bianca, che vive, pensate un po', in entrambe le direzioni del tempo!












La regina grida e scuote il dito dolorante.
Ed ecco la simpatica scena che si viene a determinare:

""Che cosa vi succede?" domandò [Alice] non appena si poté far sentire. "Vi siete punta le dita?".
"Non me le sono punte ancora" disse la Regina. "Ma me le pungerò. Ahi! Ahi! Ahi!".
"E quando credete che ciò avverrà?" chiese Alice con una voglia matta di mettersi a ridere.
"Quando mi riappunterò di nuovo lo scialle" brontolò la povera regina. "Il fermaglio si aprirà di colpo! Ahi! Ahi! Ahi!". Mentre gridava così il fermaglio si aprì e la Regina lo afferrò con violenza cercando di riappuntarlo. 
"State attenta," gridò Alice "lo state afferrando tutto all'incontrario!". E volle prenderlo lei, ma era troppo tardi; lo spillo sfuggì e punse il dito della Regina."

Ma se in letteratura il tempo si può invertire per produrre effetti comici, può farlo anche per innescare effetti tragici?
Certamente, come avviene ad esempio nel romanzo di Martin Amis La freccia del tempo.
Nel suddetto romanzo il narratore è una coscienza separata dal corpo di una persona che vive nel corpo di un'altra, di nome Odilo Unverdorben.
Quest'ultimo vive nel senso tradizionale del tempo, quello in avanti, mentre l'homunculus narratore vive tutto quanto a ritroso.
Conseguenze negative?
Il primo ricordo del narratore è la morte di Unverdorben!
Questi non ha alcun controllo sulle azioni di Unverdorben, né ha accesso ai suoi ricordi: ne attraversa passivamente la vita a ritroso.
All'inizio Unverdorben ci appare come un medico, professione che al narratore sembra alquanto sadica: al pronto soccorso si raduna una folla di pazienti, a cui il personale aspira i farmaci dal corpo e strappa le bende, per poi spedirli fuori nella notte sanguinanti e urlanti.
Tuttavia, verso la fine del libro si scopre che Unverdorben era assistente ad Auschwitz, dove generava vita dal nulla, trasformando sostanze chimiche, elettricità e cadaveri in esseri viventi.
Il narratore allora pensa che soltanto adesso il mondo assume finalmente un senso!
Abbiamo parlato di bizzarre visioni della freccia del tempo.
Bisogna però aggiungere che c'è pure chi sostiene addirittura che il tempo non esista, come il fisico Julian Barbour nel suo saggio La fine del tempo.
Per Barbour, infatti, quello che avvertiamo non è lo scorrere del tempo, bensì il cambiamento delle cose.
Per illustrare in sintesi la sua teoria, nel libro egli prende come riferimento il meraviglioso dipinto del pittore romantico inglese Joseph Mallord William Turner denominato La tempesta di neve (1842).


















La composizione si basa su una struttura a spirale, composta a frammenti di arco che avvolgono l'osservatore per trascinarlo nell'atmosfera del mare tempestoso.
Si può riscontrare nel dipinto la volontà del pittore di far risaltare la piccolezza delle cose create dall'uomo di fronte alla maestosità delle forze della natura.
L'intera composizione risulta infatti spazzata via da un vento vorticoso e l'orizzonte è abbassato, al fine di dare l'impressione di essere immersi nella tempesta, realmente verificatasi nel gennaio 1842.
Anzi, Turner stesso si trovava a bordo della nave Ariel (che aveva lasciato il porto di Harwich) la notte in cui la tempesta si abbatté veementemente.
Il quadro suscitò peraltro numerose critiche.
Il pittore venne addirittura accusato di lavorare con colori "da cucina" (uovo, panna, cioccolato!).
Ma cosa c'entra questo dipinto con le idee di Barbour?
La spiegazione del fisico è quella che segue:

"Due diverse visioni del mondo si sono scontrate fin dai primordi della civiltà, da quando due tra i più antichi filosofi greci presero posizioni contrapposte in materia di tempo e mutamento: Eraclito, che sosteneva la necessità dell'eterno scorrere del tutto [Pánta rhêi], e Parmenide, che pensava addirittura che il tempo e il moto non esistessero. Ben pochi pensatori, nelle epoche successive, hanno preso sul serio le idee di Parmenide; io invece sosterrò qui che l'eterno fluire eracliteo (rappresentato in modo ineguagliabile dal dipinto di Turner) forse non è che una radicata illusione...Già lo vedete nel quadro di Turner, che è un oggetto statico, immutato dal tempo in cui fu dipinto: è un'illusione di movimento. Alcune scoperte della fisica moderna potrebbero portarci a concludere che tutto il moto presente nell'universo è in realtà un'analoga finzione."

Abbiamo notato come sia difficile dire con precisione cosa sia il tempo, dato che ha troppe accezioni da tenere in considerazione, ma una cosa è certa: il tempo è nato insieme all'Universo, mediante quel fenomeno noto come Big Bang.


Tutti conoscono, almeno in maniera approssimativa, il Big Bang, un evento così significativo e suggestivo da attirare l'attenzione anche di un grande scrittore come Italo Calvino, che decise di dedicargli un racconto, Tutto in un punto, all'interno del suo libro Le cosmicomiche.
Lo stesso Calvino, in un'intervista denominata vivere ogni secondo per vincere il tragico divenire, effettuata da Michele Neri e pubblicata nel «Panorama mese», IV, 1, gennaio 1985, pp. 71-74, compie una lucida analisi dell'importanza del concetto di tempo in letteratura:

"Riassumendo: per fermarmi in t0 devo stabilire una configurazione oggettiva di t0; per stabilire una configurazione oggettiva di t0 devo spostarmi in t1; per spostarmi in t1 devo adottare una qualsiasi prospettiva soggettiva, quindi tanto vale che mi tenga la mia. Riassumendo ancora: per fermarmi nel tempo devo muovermi col tempo, per diventare oggettivo devo mantenermi soggettivo [...] Ma il pericolo che corro è che il contenuto di t1, dell’istante-universo t1, sia talmente più ricco di t0, in emozioni e sorprese non so se trionfali o rovinose, che io sia tentato di dedicarmi tutto a t1, voltando le spalle a t0, dimenticandomi che sono passato a t1 solo per informarmi meglio su t0"

Sono le riflessioni conclusive dell’esitante protagonista di Ti con zero, un racconto di Italo Calvino dedicato al tema del tempo e ristampato ora nella raccolta Cosmicomiche vecchie e nuove. Che cosa ne pensa, a diciassette anni dalla pubblicazione? Perché una notazione scientifica per descrivere l’istante?

In Ti con zero cerco di vedere il tempo con la concretezza con cui si vede lo spazio. Nel racconto, ogni secondo, ogni frazione di tempo è un universo. Ho abolito tutto il prima e tutto il dopo fissandomi così sull’istante nel tentativo di scoprirne l’infinita ricchezza. Vivere il tempo come tempo, il secondo per quello che è, rappresenta un tentativo di sfuggire alla drammaticità del divenire. Quello che riusciamo a vivere nel secondo è sempre qualcosa di particolarmente intenso, che prescinde dall’aspettativa del futuro e dal ricordo del passato, finalmente liberato dalla continua presenza della memoria. Ti con zero contiene l’affermazione del valore assoluto di un singolo segmento del vissuto staccato da tutto il resto.

Proust e Joyce, Borges e Valéry, Baudelaire e Musil: la letteratura moderna sembra costituire un ponte emotivo e razionale tra uomo e tempo, percezione del tempo universale, storico e sociale e esperienza del tempo mentale. Italo Calvino è lo scrittore italiano più sensibile alle problematiche temporali della letteratura, il più adatto a trovare i punti di contatto tra tempo e scrittura.
 
Il tempo interviene in letteratura in modi diversi. Ci sono alcuni autori che trattano il tempo come un problema: è proprio il tempo l’unico argomento dei loro romanzi. Un esempio straordinario è un racconto di Borges intitolato Il giardino dei sentieri che si biforcano in cui, sotto l’insolita veste del thriller, l’autore presenta una suggestiva teoria del tempo secondo la quale questo è plurimo e a ogni istante della vita si aprono due tracce temporali diverse, che, appunto, si biforcano. Il tempo è un ente sempre più complesso, proprio come conferma l’intuizione. Fanno parte di questa categoria un romanzo come La macchina del tempo di Herbert George Wells, il mio racconto Ti con zero, o ancora il romanzo I fiori blu di Raymond Queneau. In quest’ultimo la storia è vista come sogno, deposito tangibile del nostro inconscio. Queneau è stato a lungo in analisi e il tempo dell’analisi, dell’inconscio, è il vero protagonista di questo libro. E la delicata ironia di Queneau contrappone ai massacri, ai rivolgimenti della storia una saggezza perfettamente statica, ma non per questo meno ricca della romantica ansia del divenire. C’è poi chi rappresenta il tempo nel suo fluire, confuso, immenso. È il caso della Recherche di Marcel Proust.

Qual è la suggestione maggiore del romanzo di Proust?

Il fascino più grande è nel fatto che nel romanzo, tutto, ogni singola azione, gravita naturalmente verso il finale, verso il ritrovamento del tempo come spinto da una corrente. È il libro che in assoluto si avvicina di più a rendere quella sensazione inesprimibile che è poi il modo con cui noi abitiamo il tempo. In un terzo gruppo metterei chi affronta il tempo nella forma che dà alla narrazione. Joyce, per esempio, con il monologo interiore. O ancora Joseph Conrad con il continuo ribaltamento della prospettiva con cui è vista la realtà grazie all’intervento di narratori diversi, ognuno con un suo tempo, un suo spazio.

Regolando i cicli di funzionamento dell’organismo, amministrando con regolarità inconoscibile e pertanto incorreggibile gli alti e bassi della prestazione intellettuale, il tempo conosce un altro punto di contatto con la scrittura: il corpo umano. La cronobiologia ha per esempio individuato nella prima fascia del mattino, dalle sei e mezzo alle otto e mezzo, nove, il momento migliore per la produzione intellettuale. Sono molti gli scrittori che appena svegli si mettono subito al lavoro. Un esempio per tutti: Paul Valéry. Ogni giorno, con regola monacale, dalle cinque alle otto riempiva pagine e pagine del suo diario. E a questo proposito scriveva: «Ore otto. Svegliato prima delle cinque, mi sembra, alle otto, di aver già vissuto tutta una giornata con la mente e di aver diritto di essere bestia fino a sera». Anche lei è mattiniero?

No, la mia giornata è fatta di tanti sistemi per perdere il tempo, per ritardare il più possibile il momento in cui mi metto alla scrivania. Non sono certo mattiniero e finisce sempre che scrivo quando posso, alternando il tempo dedicato alla scrittura a quello destinato alle altre attività della giornata. Poi, nel mio lavoro, non c’è una netta separazione tra attività e riposo. Il tempo libero non esiste.

Palomar, Ti con zero, un costante interesse per le verità insieme precise e insufficienti della scienza e per le più recenti scoperte della ricerca… Calvino, si ritiene uno scrittore rivolto al domani e alle speculazioni sul futuro?

Sì, perché anche quando parlo del passato c’è sempre una forte tensione verso un futuro fantastico. In me persiste comunque la tentazione del passato e della memoria e tra i tanti libri che ho cominciato e non ho mai portato avanti ce n’è anche uno autobiografico. Avendo formato però la mia educazione letteraria in un’epoca in cui la letteratura della memoria e l’esempio di Proust erano molto in auge, ho sempre cercato di trascurare questa strada perché era già percorsa da tanti scrittori. Ma non ho dubbi: un giorno dovrò fare i conti anche con la mia autobiografia. Prima che il mio passato esca definitivamente dalla mia visuale. C’è però un libro, Le città invisibili, in cui cerco di esprimere la sensazione del tempo rimasto cristallizzato negli oggetti, contenuto nelle cose che ci circondano. Perché noi ci muoviamo in un presente che contiene sempre in sé anche un tempo passato. Le città non sono altro che forme del tempo. Di questo ho parlato nel capitolo La forma del tempo di Collezione di sabbia, dove cerco immagini visive del tempo. Per esempio, un albero millenario di cui non si distinguono più rami e radici o i fuochi dei riti zoroastriani che si perpetuano in continuità.
  
Il cambiamento inteso quale forza creatrice dell’universo avvicina la filosofia del tempo di Calvino alle teorie dello scienziato russo-belga Ilya Prigogine. E quando, nel 1980, uscì in Francia il saggio «La nuova alleanza», Calvino fu uno dei primi a elogiare questo libro sui giornali italiani. La filosofia del tempo di Prigogine può avere un riflesso anche per l’uomo?

In un certo senso sì: come uomo la posizione di Prigogine m’interessa contrapposta a quella di Jacques Monod, che vedeva l’uomo completamente solo e sospeso tra caso e necessità nell’assoluta indifferenza dell’universo. Prigogine avanza invece l’immagine di una natura grande organismo di cui facciamo anche noi parte. È l’integrazione dell’uomo nel cosmo attraverso un intimo legame che passa per il tempo. E a questa comunione sono particolarmente sensibile. Anche se non ho il coraggio di esplicitare una filosofia, mi appassiona l’immagine di un universo unitario a cui siamo tutti chiamati a collaborare. Ho provato lo stesso fascino anche per le teorie di Mach, per cui anche quello che avviene su una stella lontanissima ha conseguenze su quello che ci capita. A cominciare dal principio d’inerzia: se sull’autobus che frena bruscamente sbatto contro il vicino questo fatto dipende dalla quantità di materia presente nell’universo. Prigogine ha compreso e spiegato che in quella fascia di universo in cui avvengono i fenomeni che ci toccano, il tempo ha un senso più ricco che non ha, per esempio, in un cosmo nelle sue continue oscillazioni o nell’invisibile del mondo subatomico.

Non c’è niente da fare: la tentazione di separare il tempo dell’uomo da quello della natura è troppo forte. Eppure l’intuizione dice che c’è un luogo e un momento in cui i due tempi si confondono: all’infinito. E non è forse questo il messaggio di una pagina dell’Uomo senza qualità di Robert Musil: «Aspettare a ogni momento già il successivo è soltanto un’abitudine; chiudi la diga e il tempo straripa come un lago. Le ore scorrono, è vero, ma sono più larghe che lunghe. Si fa sera, ma il tempo non è passato»?

Questa citazione ci mette effettivamente nel cuore del problema delle due accezioni del tempo. Quello scandito dai giorni, dalle notti, dai minuti misurati dalla nostra vita e dalla storia, e il tempo nel suo fluire infinito e incontrollato, sordo alle nostre esperienze temporali che non sono altro che granelli di sabbia nel deserto. Ed è basilare di ogni tentativo di «saggezza» farsi più vicini possibile al senso del tempo nella sua incommensurabilità. Invecchiando ho capito che questo vale anche su scala storica: ogni pretesa di accelerare la storia costringendola a tempi brevi è solo un’illusione. Contano solo i mutamenti lentissimi."

Direi che, dopo questa splendida descrizione del tempo da parte di Calvino, possiamo fermarci qui con la corposa (ma non per questo esaustiva) introduzione sul tempo.
Lascio però che a concluderla definitivamente siano i video di un bel documentario totalmente incentrato sul concetto di tempo e presentato dal fisico Brian Greene, autore del famoso saggio divulgativo sulla teoria delle stringhe L'Universo elegante.




 




È arrivato il momento cruciale dell'evento: visitare la magnifica "galleria" degli interessantissimi contributi che i nostri carnevalisti hanno prodotto.
Prima di lasciarvi alla carrellata di ottimi e variegati contributi arrivati, segnalo che, seguendo la tradizione dei Carnevali su Scienza e Musica, ci saranno, alla stregua di "intermezzi" tra i partecipanti, brevi momenti musicali in cui potrete ascoltare straordinari brani che hanno a che fare con il tempo.
Bando alle ciance!


IL TEMPO:

Incominciamo la sfilata dei contributi pervenuti con Marta Saponaro, che, peraltro, è una new entry non solo del Carnevale della Letteratura ma dei Carnevali in generale. Marta gestisce il blog LETTORENONPERCASO, un blog poliedrico in quanto cerca di fornire letture e approfondimenti riguardanti la storia, l'arte, la letteratura, la geografia, la musica, la scienza, la matematica e i principali ambiti del sapere, oltre ad interessanti audioracconti di vario genere.
Marta, oltre all'eccelso prequel che avete potuto ammirare all'inizio del Carnevale, ci propone 2 sue belle composizioni poetiche incentrate sul tempo.

1) La prima, intitolata "Tempo", è una breve lirica dedicata al tempo cronologico, un tempo il quale, quotando l'incipit della poesia, scorre e non si ferma mai.

















2) la seconda è denominata invece "Tempo di cambiamento", un cambiamento di tipo morale e civile.






















Non perdete tempo e recatevi nel "bazar letterario" di Marta dove potrete gustare, gratuitamente, le appena citate squisite poesie.


Primo momento musicale:



Ed ora è il turno di uno dei creatori del Carnevale della Letteratura, sto alludendo nientemeno che a Spartaco Mencaroni, sempre accompagnato dal suo coniglio, un coniglio un tantino particolare visto che è mannaro! Il suo blog si chiama, non a caso, Il coniglio mannaro. Spartaco è un medico di direzione ospedaliera ma è anche un eccellente scrittore di racconti, che spesso si possono leggere e contemplare sul suo blog. Non sprechiamo altro tempo prezioso e andiamo subito ad osservare cosa Spartaco e il suo coniglio hanno preparato per questa edizione:

1) Spartaco ha innanzitutto elaborato uno splendido racconto in 2 parti intitolato Sul finire del giorno. Già il titolo ha il pregio di evocare l'evento portante della vicenda, qualcosa di bizzarro e sorprendente che ha a che fare con la nostra stella, il Sole. La vicenda è tra l'altro ambientata in un luogo dove la normale concezione del tempo non esiste. Manca infatti l'alternarsi delle ore, dei giorni, degli anni e delle stagioni. Il racconto è liberamente ispirato all'opera fantascientifica Nightfall, pubblicata dallo straordinario Isaac Asimov nel 1941. Cliccate qui per leggere la 1ª parte del racconto, il cui finale vi lascerà sicuramente sulle spine e vi spingerà a recarvi immediatamente alla seconda parte. Qui riporto solamente l'incipit, l'emblematico periodo con cui tutto ha inizio:

"Verrà, al termine di un lunghissimo giorno, il respiro del tempo.
Soffierà dalle montagne e la luce fuggirà al suo cospetto,
di ora in ora si stenderanno le ombre
e sdraiate a terra piangeranno il loro sole, rosso di sangue, che giace morente.
Sulle sue ali verranno, per restare, cieli senza orizzonte.
Cap. Jerrod Berwel - Diario di Bordo"
 
2) Siete rimasti di stucco al cliffhanger, al colpo di scena immaginato dalla geniale mente di Spartaco? Niente paura! Ecco a voi la seconda parte di Sul finire del giorno. Cliccate qui per accedervi. Anche qui vi riporto l'incipit, tanto, potete stare tranquilli, non contiene spoiler:

"Vista dal lungo crinale su cui correva l’ultimo tratto della pista, a poche leghe di distanza, Gween Hill assomigliava in qualche modo ad un lungo bastone coricato al suolo. La Torre Dimenticata, che si stagliava verso il cielo, ne rappresentava l’impugnatura, dalla cui base partiva una lunga fila di case che terminava con la mole della Reggia, compatta come un puntale.
Rel aveva sempre amato, tornando dai propri viaggi, contemplare la vista della sua città, limpida nel cielo chiaro, pregustando il refrigerio di un tetto ombroso sopra la testa e la sensazione di ristoro che gli dava stendersi nel Giardino dell’Ombra. 
Ma quella volta era diverso."

3) Il terzo contributo proveniente dal Coniglio, denominato "Nel piccolo spazio", è quasi una poesia, la quale affronta il tema del tempo che a volte, nel suo scorrere eterno, sembra rivolgersi per un attimo indietro e avvolgere le anse del suo fluire intorno ad un momento, oppure un luogo. 















4) "Il tempo imperfetto" è il titolo di un altro straordinario frutto dell'inesauribile immaginazione dell'abile Mencaroni. Ispirato dal sommo Aristotele e da Giacomo Leopardi, Spartaco ci presenta un personaggio, Mario, che possiede una caratteristica assai particolare legata al tempo. La vicenda scava nel profondo del concetto di tempo, facendo riflettere sull'imperfezione che contraddistingue il nostro mondo. A Spartaco piace spesso stuzzicare i lettori con aperture suggestive ed emblematiche. Di seguito allora l'inizio del post:

"Per un lungo periodo della mia vita ho avuto l’impressione di essere sul punto di contemplare una visione diretta del vero.
Pur non essendo mai giunto ad una completa illuminazione, ho l’assoluta certezza che non vi sia affatto la necessità, per comprendere la natura di ciò che esiste, di prendere in considerazione concetti come la materia, l’energia o il tempo."

Tutto ciò che scaturisce da questa frase breve ma pregna di significato, una vicenda davvero particolare e sapientemente narrata, potete ammirarlo solo recandovi sul blog di Spartaco. Non ve ne pentirete!

5) "Tempo per i tempi" è un post in cui viene presentato uno schema ben fatto riguardante l'uso corretto dei tempi verbali della lingua italiana.















6) "Affinché la morte non ci separi" è un racconto splendido, intenso, avvolgente, che cattura il lettore sin dalle prime righe. Il tempo che affiora nella suddetta narrazione è il tempo eterno, il tempo a seguito della morte. Il protagonista si trova infatti in un labile confine tra la vita e la morte e la sua mente viene tormentata da particolari radiazioni elettromagnetiche animate che tentano, alla stregua delle sirene con i marinai, di farlo affogare nella "totale estasi e beatitudine della completezza". Da leggere e rileggere tutto d'un fiato.















7) Tutti i lettori di Scienza e Musica avranno sentito nominare almeno una volta il paradosso del gatto (vivo-morto) di Schrödinger. Ma sarebbe possibile immaginare, al posto del gatto, delle lettere afflitte da una sorta di indeterminazione quantistica? Nel post "Le lettere di Schrodinger" lo strepitoso Spartaco prende spunto dal tema di questo Carnevale, il tempo, ed elabora un incredibile gioco di parole in cui le protagoniste sono le lettere che (forse) "rimangon sospese, indefinite e vorticano in una pazzesca nuvola di probabilità". Capolavoro da non perdere!



















Secondo momento musicale:



Entra in scena la bravissima Maria Cuccaro. Anche il nome del suo blog, SkipBlog, così come quello di Spartaco, ha origini animali, visto che prende la sua denominazione dal nome del cane (reale) di Maria, ovvero Skip. Un blog anch'esso poliedrico, dato che i suoi post risultano focalizzati su svariate tematiche, dall'arte all'attualità, dalla cucina alla storia, dalla scuola alla letteratura e così via. Ah, già che ci siete, per chi non l'avesse ancora fatto, andate a visitare la fantastica terza edizione del Carnevale, ospitata proprio su SkipBlog con tema "la notte". Ora passiamo ai contributi che Maria ci propone per questa quarta edizione:

1) Una passeggiata nel tempo che fu per raccontare la vita di una donna con lo sguardo su altri tempi. Tutto questo è il delizioso post "La signorina Rosa", storia di una donna forte e intraprendente. Riporto un significativo stralcio del contributo:

"Rosa nacque nel 1899. Ancora adolescente, perse entrambi i genitori a poca distanza l’uno dall’ altra. Suo fratello, di due anni più grande,  prese quindi  la via del mare per provvedere alle due sorelle minori e fu esonerato dal primo conflitto mondiale, proprio perché sostegno di famiglia. Finite le scuole tecniche, Rosa aspettò di compiere diciotto anni per lasciare  il paese e andare a vivere in città con la sorella, di un anno più giovane, alla quale era molto legata. Pare che all’inizio entrambe lavorassero in un laboratorio di cucito. Nel 1919 la sorella Lucia morì di febbre spagnola, che all’epoca fece molte vittime.
 Rosa decise di proseguire gli studi , diventò ostetrica e lavorò sempre all’ospedale Ascalesi nel cuore caldo  di Napoli. A lei si deve la nascita, in casa, di tutti i nipoti, pronipoti e figli di conoscenti finché fu costruita la prima clinica ostetrica in penisola sorrentina alla fine degli anni ‘50. Rosa era minuta e di statura piccola, ma aveva un passo sicuro e deciso. Arrivava nella casa della partoriente e istruiva sul da farsi le donne presenti, zittendole con fermezza per mantenere la calma e concentrarsi sull’evento. Non si può dire fosse una bellezza.  Aveva però un paio di occhi  vispi da furetto, di colore castano verde, eredità trasmessa alle nipoti e pronipoti."

2) "È sempre l'ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze" è il titolo di un corposo, enciclopedico e straordinario contributo di Maria, un titolo che altro non è che una frase di Lewis Carroll, ideatore, come già detto, della celebre Alice nel paese delle meraviglie. Ma in cosa consiste il suddetto post? Trattasi di una vera e propria carrellata variegata di aforismi e modi di dire concernenti il tempo, magistralmente mescolati e "orchestrati" dall'attenta bacchetta di Maria e di Skip. Citazioni per tutti i gusti insomma, da Sant'Agostino a Leonardo da Vinci, da Bacone ad Heidegger, da Shakespeare ad Einstein, solo per citare alcuni dei grandi personaggi che hanno riassunto profonde idee sul tempo in brevi aforismi. Riporto un passo dal contributo, in modo che possiate capire quanto sia meravigliosa la lettura che vi attende:

"Troppo spesso togliamo tempo ai nostri amici per dedicarlo ai nostri nemici.” (Hermann Hesse) che ci arrovellano e logorano , ma  Abraham Lincoln  invita ad andare oltre  “Se un uomo è deciso a dare il massimo di se stesso, non ha tempo da perdere in liti personali e non può permettersi le eventuali conseguenze, come perdere la calma e l’autocontrollo.” Quindi se  l’animella vostra è dolentemente sconsolata, reagite con millemila cose da fare che sviino pessimistici stati d’animo    perché “Chi ha da fare non ha tempo per le lacrime. “(Albert Einstein) –verissimo- e   “Il segreto per essere infelici è di avere il tempo di chiedersi continuamente se si è felici o no.” (George Bernard Shaw). Uno squillo di tromba da un mito del nostro tempo , caro a tanti  “Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario. (Steve Jobs) .” “Vivi per essere la meraviglia e l’ammirazione del tuo tempo.” (William Shakespeare) …e Jobs c’è riuscito in pieno."

3) Le cartucce di Maria non sono ancora terminate. La prossima lettura che vi attende è un classico di SkipBlog. Si chiama "Quanta fretta, ma dove corri?" ed è un'interessante riflessione su quanto la vita quotidiana sia invasa dalla fretta, dal cercare di velocizzare le azioni e non sprecare tempo. Detto in poche parole, "si vive all'insegna del fast". Ecco a voi l'incipit del contributo:

"Chi va piano, va sano e va lontano è la morale della favola di Esopo sulla lepre e la tartaruga.Oggi  quasi tutti, oberati da mille impegni, si  lamentano di non avere tempo sufficiente per riuscire a fare tutto. Si programma ogni cosa, compresi il tempo libero o le semplici pause pranzo, secondo una studiata ed inderogabile tabella di marcia: di corsa si va in palestra o in piscina, si pranza approfittando di vedere lui / lei o fissando appuntamenti di lavoro…"

A proposito di fretta:




Terzo momento musicale:



Non fa mancare la sua partecipazione la regina dei Carnevali, la prof. Annarita Ruberto. In genere i suoi contributi ai Carnevali arrivano dai 2 fantastici blog Scientificando e Matem@ticamente. Per questa edizione del Carnevale della Letteratura, invece, la straordinaria ed eclettica prof. ci fa pervenire dei contributi dal suo ulteriore blog, ovvero Web 2.0 and Something Else. In particolare, quelle che andrete a leggere e rimirare sono 2 splendide poesie di grande intensità emotiva che richiamano in qualche modo anche il concetto di tempo.

1) La prima armoniosa poesia si intitola "Pensiero", un pensiero in grado di scavalcare ogni confine, anche quelli temporali.












2) La seconda penetrante e raffinata poesia è denominata "Atomi di memoria" e rievoca l'intensa, profonda "magia" del diventare madre. Davvero suggestivi i versi finali che riporto di seguito:

Atomi di vita,  
cristallizzati nella 
memoria.

L'intera composizione la trovate sul blog di Annarita.


















Quarto momento musicale:



La prossima partecipante contribuisce nientemeno che dall'affascinante e lontana Argentina. Mi sto riferendo a Marisa Bergamasco, curatrice del blog Cocina y Letras, un blog in cui Marisa riesce a fondere con grande maestria cucina e letteratura. Per questa edizione del Carnevale Marisa ha "sfornato" un post dal titolo secco "Il tempo", ma davvero ricco nei contenuti. Si parte infatti con una rivisitazione personale, Bella sconosciuta, di un testo dello scrittore Achille Campanile. Riporto un breve "assaggio" del contributo:

"Perché non le bastava il tempo che aveva a disposizione. Perché non lo sfruttava, perché non lo spremeva, perché lo perdeva in un atteggiamento ostile. Cosa voleva fare?
Era passata un’ora. Un’ora svanita, scomparsa. Peccato!"


Come solitamente accade sul blog Cocina y Letras, il post si conclude con una ricetta per preparare una squisita "torta d'oro e argento", una particolare torta di compleanno, emblema dello scorrere inarrestabile del tempo.



















Quinto momento musicale:



Margherita Spanedda, insegnante, divulgatrice scientifica, blogger, assidua partecipante ai Carnevali della Chimica, ci regala 2 eccezionali contributi provenienti da 2 blog diversi:

1) "Tempus fugit" è un contributo scritto sul blog Il gatto a righe. Trattasi di una breve poesia a commento di un autoritratto della pittrice Suzanne Valadon, la quale si ritrae, non più giovane, in modo spietatamente realista. Le parole del componimento poetico descrivono l'impietosa immagine che lo specchio rimanda. Il tutto è corredato anche da un pizzico di musica (che non guasta mai). Infatti, nel post compaiono 2 brani, uno moderno e un po' ossessivo,
l'altro tratto dai Carmina Burana (iste mundus furibundus), entrambi focalizzati sulla tematica del tempo che scorre in modo continuo e implacabile.























2) "Il tempo dei Romani" è stato elaborato da Margherita sul blog unpodichimica. Nel suddetto post viene descritto il modo in cui i Romani avevano deciso di computare le ore della giornata, sulla base delle notizie riportate su un articolo della rivista Coelum del 1941 e delle parole del poeta Marziale, che in un celebre epigramma racconta lo svolgersi di una giornata nella Roma antica.













Sesto momento musicale:



Adesso è il momento di un'altra new entry del Carnevale e che new entry! Sto alludendo a Gianluigi Filippelli. Oltre ad essere uno straordinario e poliedrico blogger scientifico (se non conoscete il suo blog in italiano Dropsea, fate mea culpa!), Gianluigi è anche un grande appassionato di fumetti. Collabora infatti con LoSpazioBianco.it, una rivista online di informazione e critica fumettistica. Ed è proprio da tale sito che proviene il contributo magnifico e colmo di curiosità sul tempo che Gianluigi ci fa pervenire. Si intitola "I comprimari di Topolino: Pacuvio e l'incredibile mondo di Lewis Carroll" ed è un'approfondita descrizione di una mini-saga in 3 puntate in cui Topolino e Pippo interagiscono con un personaggio assai bizzarro, il coniglio rosa Pacuvio. Tenendo sempre come riferimento questi incredibili fumetti, Gianluigi introduce un'ampia sfilza di interessanti curiosità relative al tempo in letteratura, con particolare riferimento a Lewis Carroll, in fisica e in matematica. Non mancano nemmeno i riferimenti al tempo meteorologico e ai cambiamenti climatici. Dedicare un po' del vostro tempo alla lettura di questo contributo, vi assicuro, non sarà tempo sprecato, bensì un vero piacere!


Settimo momento musicale:



A chiudere le danze c'è il sottoscritto, Leonardo Petrillo. Ho realizzato, qui su Scienza e Musica, un particolare racconto incentrato sul tempo. Trattasi infatti della storia di un ragazzo che, nel bel mezzo di una visita al Museo di Storia Naturale di New York, si ritrova in una stanza magnifica e curiosa, il Time Museum. Non voglio fornire spoiler, infatti dico solo che dentro tal museo il giovane troverà, similmente a quanto accade nella serie animata Futurama, qualcosa di incredibile ad attenderlo e istruirlo sul tempo! Di seguito l'incipit del post, intitolato appunto "Il Time Museum":

"Erano le 6 di mattina di un lunedì d'ottobre.
Giovanni si era svegliato molto presto eccitato per ciò che lo avrebbe atteso in quella giornata.
Lui e i suoi compagni avrebbero visitato, in gita con la scuola, il maestoso Museo di Storia Naturale di New York.
Giovanni ne era rimasto affascinato sin da quella volta in cui aveva guardato alla tv il film Una notte al museo con Ben Stiller, ma non aveva mai avuto l'occasione di visitarlo personalmente, almeno fino a quel fatidico giorno, visto che si era trasferito da poco negli Stati Uniti.

Il ragazzo si sbrigò a fare colazione e vestirsi per essere perfettamente puntuale all'appuntamento dinanzi alla scuola con tutti i suoi compagni e i professori.
Il trasporto degli studenti sarebbe avvenuto grazie ad un autobus che li avrebbe condotti al museo.
Arrivati dopo qualche ora di viaggio, gli studenti si trovarono davanti a una monumentale struttura architettonica, sormontata da una scritta emblematica: "Truth Knowledge Vision".

I prof fecero l'appello per controllare che tutti fossero presenti e condussero gli allievi all'interno del museo.
Subito, all'entrata, la scolaresca si trovò davanti una guida pronta ad accompagnarli e illustrare le curiosità relative a tutto quel ben di dio, messo in mostra dal museo, da ammirare e contemplare.
Una fermata lunga venne effettuata di fronte al colossale fossile di Tyrannosaurus rex, forse il pezzo che più fece rimanere di stucco i ragazzini, totalmente interessati alle spiegazioni della guida, a differenza di quanto avveniva nelle tradizionali e noiose lezioni in classe.

Giovanni si sforzava di comprendere il più possibile, giacché non aveva ancora acquisito una totale padronanza dell'inglese.
Improvvisamente la luce andò via.
Il buio prese il sopravvento.
I professori gridarono di mantenere la calma e di rimanere tutti uniti, ma Giovanni non aveva dato ascolto alle indicazioni dei suoi insegnanti.
Gli era parso di vedere una strana luce provenire alla sua destra, una luce che aveva completamente catturato la sua attenzione e di cui nessun altro si era accorto.
Guidato dalla luce, Giovanni camminò a lungo per il Museo sino ad arrivare ad una porta.
Era blindata; l'unico modo in cui poteva essere aperta consisteva nel digitare una combinazione segreta di numeri su un tastierino digitale attaccato alla parete prossima alla porta.
Giovanni non conosceva ovviamente la combinazione segreta, ma, all'improvviso, una sequenza di numeri si illuminò di rosso: 3-1-4-1-5.
Giovanni premette questi numeri in sequenza e, come per magia, la porta si spalancò..."



Il Carnevale è quasi giunto al suo termine.
Manca poco più di un minuto (di lettura e visione):



Per me è stato un vero onore e piacere organizzare, per la prima volta, un Carnevale della Letteratura!
Spero davvero che abbiate apprezzato e che vi siate divertiti a leggerlo, visionarlo ed ascoltarlo!
Ringrazio di cuore tutti gli strepitosi Carnevalisti, che hanno fatto in modo, con i loro ottimi e variegati contributi, che ne scaturisse un'edizione di qualità eccellente.
Un ringraziamento particolare va a Spartaco Mencaroni, per avermi proposto di ospitare il Carnevale della Letteratura che avete avuto modo di leggere.
Riporto ora, per riassumere il quadro, un elenco sinottico dei partecipanti:

Marta Saponaro
Spartaco Mencaroni
Maria Cuccaro
Annarita Ruberto
Marisa Bergamasco
Margherita Spanedda
Gianluigi Filippelli
Leonardo Petrillo

Esibisco inoltre con piacere i numeri dell'edizione: 8 partecipanti, 19+1 contributi (quell'1 indica il prequel di Marta Saponaro segnalato all'inizio del Carnevale).
Come al solito, un ultimo doveroso ringraziamento va a tutti coloro che si fermeranno a leggere il Carnevale, e che magari rimarranno catturati dal concetto di tempo e desidereranno approfondirlo ulteriormente.
Signore e signori, è giunto il momento di calare il sipario!
Abbiamo aperto il Carnevale con una citazione, lo chiudiamo con un'altra citazione, un aforisma del grande fisico John Archibald Wheeler:

"Il tempo è il miglior espediente che la natura ha escogitato per impedire che le cose avvengano tutte in una volta".

12 commenti:

  1. Grande, Leo! Una introduzione spettacolare seguita da un ottimo allestimento. Bravissimo! Domani lo segnalerò sul mio blog come si deve.
    Buon Carnevale della letteratura a tutti:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille, Annarita, dell'apprezzamento e (anticipatamente) della segnalazione sul tuo blog!!! :)

      Elimina
  2. Un'immensa edizione del Carnevale ,caro Leonardo. Il tema ha coinvolto da sempre filosofi,scienziati,artisti,letterati come hai ben trattato nell'introduzione.E' stato un piacere partecipare e segnalerò anch'io questa edizione.
    Lunga vita al Carnevale della Letteratura!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono lieto, Maria, che ti sia piaciuto il Carnevale. Grazie mille (anche a te) anticipatamente della futura segnalazione!!! :)

      Elimina
  3. Splendido! la tua introduzione è in realtà un saggio in cui tratti i diversi aspetti del tema, con competenza e stile accattivante L' allestimento è grandioso. Che dire? Grazie Leonardo e anch'io, nel mio piccolo, ne parlerò nei prossimi giorni. Bravo, bravo, bravo..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio anche qui, Margherita, della partecipazione, dell'apprezzamento e della futura segnalazione! :)

      Elimina
  4. Un carnevale davvero epico, se non di più. E' stato piacevole ed interessante partecipare. Segnalerò sul blog questo momento di pensieri, conoscenze ed amicizia.
    Il Tempo oltre a scorrere ci regala anche attimi di riposo e pausa nei quali se si cerca bene, come in questo caso, ci si arricchisce a dismisura.
    Ciao :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'appellativo "epico" accostato a questo Carnevale mi lusinga molto. Grazie mille, Marta! :)

      Elimina
  5. Caro Leonardo,
    complimenti!! hai fatto una splendida presentazione di questo Carnevale! L'ho già segnalato sul mio blog.
    Ti mando un carissimo saluto dall'Argentina e saluto a tutti i partecipanti di questa edizione e anche i lettori!
    Marisa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono felice che il Carnevale sia stato di tuo gradimento, Marisa! :)
      Ti ringrazio per la partecipazione, la segnalazione del Carnevale e ricambio i saluti.

      Elimina
  6. Io penso che ormai "chilometrico" sia del tutto insufficiente

    RispondiElimina