La sua figura ha numerose caratteristiche che la distinguono dagli altri citati: innanzitutto è una donna, e sicuramente, soprattutto in passato, per le donne non era molto facile venir riconosciute in ambito scientifico.
Se infatti andiamo a vedere la lista dei più importanti scienziati a partire dalla nascita della scienza moderna, quasi tutti sono uomini, anche se si riscontrano personalità femminili eminenti ma poco conosciute al grande pubblico, come la matematica Sophie Germain, l'astrofisica Henrietta Leavitt, la matematica Maria Agnesi, la moglie del chimico Antonie Lavoisier, ovvero Madame Lavoisier, la matematica Sof'ja Kovalevskaja, la fisica Émilie Du Châtelet, la quale tradusse i Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1687) di Newton in francese, la matematica Emmy Noether, la fisica Lise Meitner e così via.
Marie Curie non ha solo, all'interno della storia della scienza, il privilegio di essere la più conosciuta fra le scienziate di tutti i tempi, ma è anche l'unica donna ad essere stata insignita di ben 2 premi Nobel nel corso della sua carriera.
Anzi, detiene un ulteriore record, è l'unico scienziato ad aver vinto 2 Nobel in 2 discipline scientifiche differenti, ovvero la Fisica e la Chimica.
Inoltre, è stata l'unica donna che ha partecipato ai primi Congressi Solvay, ossia importanti incontri che si sono tenuti a partire dal 1911, a cui prendevano parte i più illustri scienziati del tempo.
Vi mostro la foto del 1° congresso Solvay (Bruxelles, 30 ottobre - 3 novembre 1911):
Vi cito alcuni nomi presenti nella suddetta foto: Hendrik Lorentz, Henri Poncairé, Max Planck, Arnold Sommerfeld, Ernest Rutherford, Albert Einstein e ovviamente Marie Curie.
Vi faccio anche vedere la foto del 5° congresso Solvay (Bruxelles, 24-29 ottobre 1927), nella quale troverete aggiunti i più importanti esponenti della teoria quantistica, cioè Niels Bohr, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli, Erwin Schrödinger, Max Born, Paul Dirac, Arthur Compton, Louis de Broglie ed altri ancora:
Addentriamoci dunque brevemente nella vita di Marie Curie: nata Maria Sklodowska il 7 novembre del 1867 a Varsavia, era figlia di una famiglia di piccoli nobili.
Il padre, uomo di gran cultura, insegnava scienze e possedeva buone nozioni di fisica.
Anche la madre era una docente, la quale impartiva lezioni in un collegio scolastico del tutto femminile.
La madre era inoltre una fervente cattolica, ma quando ella morì, probabilmente a causa della tubercolosi, la giovane Maria abbandonò la fede religiosa scegliendo la via dell'agnosticismo per tutta la vita.
Purtroppo, il professor Sklodowski e famiglia si ritrovarono in seria ristrettezza economica.
Per tali ragioni Maria, all'età di 16 anni, fu costretta ad interrompere gli studi e per 5 anni lavorò come governante.
Tuttavia, aveva fatto un patto con la sorella Bronia: le avrebbe inviato tutti i suoi risparmi affinché ella potesse studiare medicina a Parigi, e appena Bronia fosse stata in condizioni di guadagnare, avrebbe, ricambiando il favore, provveduto a mantenere gli studi di Maria.
In questa vicenda si può già notare l'indole ferrea della futura scienziata.
Infatti, nel 1891 Maria salì su un vagone di quarta classe (una sorta di carro bestiame utilizzato allora per il trasporto dei passeggeri), con 40 rubli in tasca (una somma con la quale forse si sarebbe potuta mantenere un mese, con la massima economia possibile), diretta a Parigi, allo scopo di studiare Fisica.
Giunta a Parigi, si presentò al cospetto del prof. Gabriel Lippmann, premio Nobel per la Fisica (1908), noto per il suo trattato di meccanica razionale e per le fotografie a colori che aveva realizzato per mezzo di frange di interferenza che portano il suo nome.
Maria lavorava instancabilmente, cercava di risparmiare il più possibile e studiava fanaticamente.
Nel 1893 ottenne una piccola borsa di studio Alexandrovic di 600 rubli, che le fu di grande aiuto, ma il suo carattere già sottolineato in precedenza, la portò a restituire il denaro appena poté, senza avere alcun obbligo.
Nel 1894 fece la conoscenza del francese Pierre Curie, il quale aveva 8 anni più di lei.
Pierre era un fisico estremamente originale: i suoi primi lavori sul magnetismo sono di rara profondità.
A conferma di ciò, in essi si riscontrano le idee della simmetria in maniera esplicita, tanto che possiamo affermare che Pierre Curie fu un precursore dell'applicazione della teoria dei gruppi alla Fisica.Poco tempo dopo aver incontrato Maria Sklodowska, in casa di emigrati polacchi, decise di sposarla.
Si manifestarono però delle difficoltà: se Maria avesse sposato un francese, il matrimonio avrebbe segnato un addio finale all'amatissima Polonia.
Ella decise di andare in vacanza proprio in Polonia e lì Pierre la tempestò di lettere che, alla fine, riuscirono a persuaderla.
Infatti, al suo ritorno dalla Polonia, nel luglio 1895, si celebrarono le nozze.
Intanto Marie Curie aveva già terminato i suoi esami e stava cercando il soggetto per una tesi di laurea.
In realtà, aveva già redatto una lunga dissertazione sul magnetismo, ma questa era servita per un Concours d'agrégation.
Pertanto, ella desiderava scrivere qualcos'altro per la tesi di dottorato.
Un giorno chiese consiglio a Pierre e questi le disse: "Perché non lavorare sulle ultime scoperte di Becquerel?".
Sorge quindi una domanda: cosa aveva scoperto di così strabiliante Becquerel?
Risposta: la radioattività.
La radioattività fu infatti scoperta per puro caso da Henri Becquerel nel 1896, circa 2 mesi dopo che il tedesco Wilhelm Röntgen scoprisse i raggi X.
Mentre stava studiando il fenomeno della fluorescenza, Becquerel si rese conto che alcune lastre fotografiche erano state esposte ad una radiazione inspiegabile in presenza di un minerale grezzo.
Ciò accadeva pure quando le lastre erano avvolte in un foglio di carta nero.
Come era possibile che sussistessero radiazioni in assenza di luce?Sicuramente, si trattava di radiazioni inusuali per gli scienziati dell'epoca.
Becquerel si accorse che quel minerale, contenente Uranio, emetteva una radiazione estremamente energetica (molto vicina all'energia dei raggi X) in modo completamente spontaneo e senza che fosse necessario un qualsiasi imput energetico proveniente dall'esterno.
Ci doveva essere dunque un qualche tipo di processo naturale che innescasse tale strano e singolare fenomeno.
In primo luogo Marie Curie ripeté gli esperimenti di Becquerel.
In seguito si mise a cercare se esistevano altre sostanze, oltre l'uranio, capaci di emettere raggi Becquerel o che fossero radioattive, come si incominciò a definirle da allora.
In natura, oltre l'uranio e i suoi derivati, vi sono infatti diversi altri elementi radioattivi, tra cui:
- torio: la sua radioattività fu osservata dal chimico Gerhard Carl Schmidt (e dai Curie) nel 1898;
- potassio.
Con il suddetto metodo i Curie verificarono le osservazioni già compiute da Becquerel, ovvero che la radioattività risultava proporzionale alla quantità di uranio e non aveva perciò nulla a che spartire con lo stato di combinazione chimica nel quale tale elemento si trovava.
Ergo, la radioattività era una proprietà atomica, o meglio, nucleare; tuttavia, a quell'epoca si ignorava il fatto che l'atomo fosse costituito da un nucleo.
Ad un certo punto Marie Curie ebbe un vero e proprio lampo di genio.
Dopo aver analizzato l'uranio contenuto nelle bottiglie dei composti, ora desiderava poter osservare anche l'uranio in natura, nei minerali.
Per tali ragioni, si recò al Musée d'Historie Naturelle e in diversi Istituti parigini, facendosi prestare dei campioni minerali di uranio.
Li studiò a fondo e riscontrò un dato sconcertante: la loro radioattività era di gran lunga superiore a quanto potesse esser dovuto al contenuto di uranio, noto sulla base delle analisi chimiche.
Nei minerali dovevano perciò esserci una o più sostanze assai radioattive rispetto all'uranio.
A quei tempi l'analisi chimica restituiva risultati aventi una precisione dell'ordine dell'1%.
Anche la migliore analisi lasciava sempre dei grossi dubbi.
Tralasciando questo particolare, emerge comunque un fatto importante: il metodo consistente nel svolgere l'analisi chimica del minerale e osservare in quale frazione andava la radioattività è oggi uno dei cardini della moderna radiochimica.
Per essere assolutamente sicura di non essere caduta in qualche sciocco errore, Marie Curie preparò anche un minerale (la calcolite) sintetico utilizzando l'uranio preso da una bottiglia in laboratorio.
La scienziata verificò che in questo caso la radioattività era quella che corrispondeva all'uranio e non maggiore, come riscontrato nei campioni naturali.
La conclusione fu che i minerali contenevano sicuramente qualche sconosciuto elemento radioattivo.
Maria si mise allora alla ricerca dei misteriosi elementi e dopo 2 anni di duro lavoro ottenne un campione che conteneva un nuovo elemento radioattivo.
Nell'aprile 1898 fece presentare dal suo amico Lippmann una nota all'Accademia delle Scienze di Parigi annunciante la scoperta del polonio.
Il polonio era stato isolato dalla parte dei minerali che seguiva la reazione del gruppo dei solfuri insolubili in soluzione acida e possedeva delle caratteristiche simili al bismuto e al tellurio.
I Curie riscontrarono anche che, con il passare del tempo, la sostanza perdeva la sua radioattività seguendo la seguente legge esponenziale:
dove N rappresenta l'attività radioattiva e λ è una costante caratteristica della sostanza.
Marie Curie, proprio a causa di queste sensazionali scoperte, fu insignita, assieme al marito e a Becquerel, nel 1903 del premio Nobel per la Fisica, con la seguente motivazione: "In riconoscimento dei servizi straordinari che essi hanno reso nella loro ricerca sui fenomeni radioattivi".
Ma come già detto, ella vinse anche il premio Nobel per la Chimica nel 1911, con la motivazione: "In riconoscimento dei suoi servizi all'avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall'isolamento del radio e dallo studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento".
Marie Curie morì a 67 anni a causa di una grave forma di anemia aplastica, dovuta probabilmente alle intense radiazioni alle quali era stata esposta continuamente per un periodo di tempo assai lungo.
Ha dato la sua vita per la scienza e per la ricerca.
La sua figura ci fa comprendere che la scienza è un attività che può essere svolta da tutti coloro che ne sono capaci e appassionati, senza distinzione di sesso, razza, cultura, etnia o qualunque altra cosa.
La scienza è un qualcosa di universale, che trascende qualsiasi pregiudizio: è lo studio disinteressato della natura, che non dovrebbe essere condizionata da futili opinioni culturali.
Non importa chi compie la ricerca (sia essa teorica o sperimentale), la cosa importante è che essa sia condotta sulla base del metodo scientifico, i cui principi fondamentali sono stati introdotti da Galileo, e che sia rigorosamente verificata.
Marie Curie rappresenta l'emblema del fatto che le donne possono fare scienza, allo stesso modo in cui lo fanno gli uomini.Per concludere, un altro esempio significativo di questa tematica lo troviamo nel rapporto fra Einstein e Arthur Eddington negli anni '10 del XX secolo: i 2, pur appertenendo a nazioni differenti (uno è tedesco, l'altro è inglese), le quali, come ben noto, in quel periodo si trovavano contrapposte nella Prima guerra mondiale, sono riusciti a collaborare, a trascendere i rancori fra le nazioni e a trovare le prove dimostranti la veridicità della Relatività Generale, un modello che descrive l'Universo ancora meglio della meccanica newtoniana!
Cliccando qui troverete lo splendido film "Il mio amico Einstein", basato appunto sul rapporto fra il rivoluzionario fisico tedesco e l'astronomo inglese.
Per quanto concerne invece Marie Curie vi propongo i seguenti video:
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