giovedì 16 dicembre 2021

CARNEVALE DELLA MATEMATICA N.156 - 1ª CALL FOR PAPERS

È con grande piacere che vi annuncio ufficialmente che il Carnevale della Matematica n.156 verrà ospitato, il 14 gennaio, proprio qui su Scienza e Musica!!!
Avremo dunque l'onore di inaugurare il ciclo di Carnevali del 2022.















Prima di introdurvi il tema dell'edizione di gennaio, voglio ricordarvi di visionare, per chi non l'avesse già fatto, l'edizione n.155 ottimamente condotta da Roberto Zanasi, sul blog Gli studenti di oggi, con tema "scacchi" (cliccate qui).
Come ormai tradizione per i Carnevali ospitati su Scienza e Musica, la scelta della tematica ricade su un tema ampio e che riesca dunque a racchiudere al suo interno numerose sfumature, che i nostri carnevalisti potranno affrontare o decidere di non affrontare, andando fuori tema!
Il tema del Carnevale n.156 sarà: "Matematica della vita e vita nella matematica".
Ho deciso dunque di proporvi un tema da affrontare da 2 punti di vista tra loro speculari.
Da una parte abbiamo la matematica della vita, quindi di tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, un tema che oltretutto è pure di una certa attualità, dato il ruolo che analisi matematiche hanno svolto e continuano a svolgere in questo particolare periodo di pandemia da Covid19.
Se però guardiamo l'altro lato della medaglia, è possibile parlare pure del concetto di vita dedicata alla matematica, che potrebbe essere quella di uno o più grandi matematici del passato, ma anche la propria personale esperienza con l'affascinante disciplina che è la matematica.
Questi sono soltanto alcuni minimi spunti di riflessione; lascio agli interessati il compito di trovare le sfaccettature del tema che più gradiscono analizzare.
Naturalmente, come ogni Carnevale scientifico che si rispetti, sottolineo nuovamente che sono ben accolti anche tutti i contributi palesemente fuori tema; l'importante è che si parli di qualcosa attinente alla matematica in maniera più o meno diretta.
Come si partecipa?
È molto semplice, inviate i vostri contributi (di norma al Carnevale partecipano quelli scritti sui blog, ma in passato abbiamo accettato anche altre tipologie di contributo di carattere matematico/scientifico) entro il 12 gennaio (avete ufficialmente tempo fino alle 23:59 di tale giorno) al seguente indirizzo mail:

leonardo92.universo@gmail.com

In alternativa, chi è iscritto al gruppo Google del Carnevale della Matematica può segnalare i propri contributi anche lì.
Sia ben chiaro che al Carnevale della Matematica può partecipare chiunque, dal semplice appassionato all'esperto.
Appuntamento al 14 gennaio per una vera e propria full immersion sulle possibili sfumature del rapporto tra vita e matematica.
Non mancheranno buona musica e momenti divertenti, come in un vero Carnevale.
Resto in attesa dei vostri contributi!
Per maggiori informazioni sull'evento Carnevale della Matematica potete guardare qui.

Leonardo Petrillo

giovedì 2 dicembre 2021

NAVILLERA: QUANDO LA PASSIONE OLTREPASSA LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA, I TABÙ E LA "NORMALITÀ"

Il presente post è una recensione/analisi dell'intensa e meravigliosa serie tv sudcoreana, del 2021, Navillera (letteralmente "Come una farfalla"), con qualche riflessione personale.
























Partiamo però con una premessa.
Negli ultimi anni ho cominciato ad immergermi maggiormente nel mondo delle serie tv asiatiche, sia quelle animate (i cosiddetti anime) sia quelle convenzionali, scoprendo grazie a queste anche tanta musica originale di elevata qualità.
I primi estesi riferimenti del suddetto tipo in questo blog li ho dedicati ad un paio di anime/manga giapponesi, Berserk e Banana Fish, e ad una serie tv cinese, The Untamed.
Certamente tra le produzioni mainstream (principalmente statunitensi) "moderne" (che siano serie tv o film cinematografici) non sono mancati capolavori, come Breaking Bad, The Handmaid's Tale, Schindler's List, L'Uomo Bicentenario (questo purtroppo molto sottovalutato dai più) e Interstellar, giusto per citarne qualcuno.
L'andamento generale (ci sono sempre le notevoli eccezioni) della cinematografia mainstream USA (ma il discorso è facilmente estendibile a molte serie/film europei pure) è però quello di proporre dell'intrattenimento leggero (non che sia sempre un male eh!) e talvolta incantare più con gli effetti visivi o elementi cliché che con la profondità delle tematiche trattate (o magari queste sono anche presenti, ma solitamente affrontate in modo troppo superficiale).
Capita spesso che molte serie tv o molte saghe cinematografiche (che magari iniziano pure con ottime premesse) vengano spremute sino all'osso, mandandole avanti per anni ed anni, il che porta il più delle volte a un progressivo decadimento della qualità della narrazione (si pensi per esempio all'ultima frettolosa e superficiale ottava stagione di Game of Thrones comparata alle mitiche prime).
Negli ultimi mesi è nato il fenomeno Squid Game, una serie tv sudcoreana che ha stracciato ogni record sulla piattaforma Netflix.
 
Squid Game non lo considero personalmente un capolavoro indimenticabile come quelli prima citati ma comunque una serie molto buona per il suo genere particolare (survival drama) e che soprattutto può vantare il merito di aver fatto conoscere ad un pubblico molto vasto, grazie pure ad una trama sicuramente intrigante e alla brutalità delle scene, alcune delle caratteristiche tipiche delle produzioni asiatiche di alto livello, tra cui il (quasi) sempre elevato livello di recitazione, l'inserimento di tematiche profonde che fanno riflettere persino in un contesto "leggero" o irrealistico, la qualità del sottofondo musicale delle scene cruciali.
Una questione che ha creato un grosso dibattito, specialmente in quel di Twitter, è stata quella relativa ai sottotitoli.
Ecco, questo probabilmente rappresenta il vero colossale scoglio che le serie/film di origine asiatica devono costantemente superare per poter essere apprezzate dal grande pubblico, dato che non si è generalmente abituati a seguire un'opera leggendo simultaneamente i sottotitoli.
Il doppiaggio nelle varie lingue (spesso mancante in tali produzioni) sarebbe sicuramente qualcosa di lodevole e fondamentale per consentire a chiunque di poter usufruire della visione delle suddette opere.
D'altro canto va pure constatato che è molto arduo rendere a pieno nel doppiaggio l'intensità delle interpretazioni dei film asiatici, oltre alle sfumature particolari dovute a peculiarità fonetico-culturali delle lingue, che difficilmente possono essere trasportate in modo totalmente convincente in una lingua diversa (discorso che si può estendere in svariati casi anche alle canzoni).
Per capire meglio, i lettori italiani provino ad immaginarsi per esempio i film di Totò (1898-1967) doppiati in altre lingue e non sarà complicato intuire che sarebbe molto difficile rendere in modo efficace la comicità unica del leggendario attore napoletano.
Per riassumere, si auspica sempre che il doppiaggio sia un'opzione presente ma si consiglia lo spettatore a non aver paura di affrontare, se possibile, la visione delle opere (il discorso vale anche per gli anime) in lingua originale con i sottotitoli per goderne a pieno.
Ma passiamo finalmente a parlare di Navillera
La vicenda è quella di un giovane 23enne, Lee Chae Rok (interpretato da Song Kang), promessa della danza classica con alle spalle un passato piuttosto burrascoso, e di un signore di 70 anni, Shim Deok Chul (interpretato da Park In Hwan), che improvvisamente decide di provare a dedicare l'ultimo periodo della sua vita alla passione (la danza) che tanto avrebbe desiderato coltivare durante la sua vita, ma è stato impossibilitato a farlo. La premessa dunque già apre ad un tema delicato: la danza come disciplina praticata da uomini.
Nei tempi recenti probabilmente il suddetto è un tabù abbastanza superato, ma per molto tempo dedicarsi alla danza per un uomo era qualcosa di completamente mal visto dalla società, anche perché si riteneva che fosse strettamente legato allo "sviluppo" dell'omosessualità (altro tabù, e siamo già a 2; proviamo a tener conto di quanti ne escono fuori da questa analisi).
Il noto coreografo russo George Balanchine (1904-1983) una volta affermò a tal proposito che "Il balletto riguarda il mondo femminile".
Nel 2000 uscì al cinema il celebre film Billy Elliot, basato sulla storia vera del ballerino Philip Mosley e rappresentò un grosso passo in avanti nel provare a sensibilizzare il grande pubblico nei confronti di tali spinose tematiche.
 
Adesso immaginatevi se a tutto questo aggiungessimo che un 70enne, il quale sino ad allora si era dedicato a tutt'altro e che aveva dato tutto per la propria famiglia, ad un certo punto incominciasse a studiare seriamente danza classica. Cosa succederebbe?
Le prime reazioni sia delle persone vicine che della gente pettegola a cui piace sempre immischiarsi nella vita privata altrui sarebbero probabilmente di ritenerlo pazzo o comunque di pensare (in senso spregiativo) che non sia una "cosa normale"!
Ecco il terzo tema tabù, forse quello chiave, da cui discendono tanti altri: la normalità.