giovedì 2 dicembre 2021

NAVILLERA: QUANDO LA PASSIONE OLTREPASSA LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA, I TABÙ E LA "NORMALITÀ"

Il presente post è una recensione/analisi dell'intensa e meravigliosa serie tv sudcoreana, del 2021, Navillera (letteralmente "Come una farfalla"), con qualche riflessione personale.
























Partiamo però con una premessa.
Negli ultimi anni ho cominciato ad immergermi maggiormente nel mondo delle serie tv asiatiche, sia quelle animate (i cosiddetti anime) sia quelle convenzionali, scoprendo grazie a queste anche tanta musica originale di elevata qualità.
I primi estesi riferimenti del suddetto tipo in questo blog li ho dedicati ad un paio di anime/manga giapponesi, Berserk e Banana Fish, e ad una serie tv cinese, The Untamed.
Certamente tra le produzioni mainstream (principalmente statunitensi) "moderne" (che siano serie tv o film cinematografici) non sono mancati capolavori, come Breaking Bad, The Handmaid's Tale, Schindler's List, L'Uomo Bicentenario (questo purtroppo molto sottovalutato dai più) e Interstellar, giusto per citarne qualcuno.
L'andamento generale (ci sono sempre le notevoli eccezioni) della cinematografia mainstream USA (ma il discorso è facilmente estendibile a molte serie/film europei pure) è però quello di proporre dell'intrattenimento leggero (non che sia sempre un male eh!) e talvolta incantare più con gli effetti visivi o elementi cliché che con la profondità delle tematiche trattate (o magari queste sono anche presenti, ma solitamente affrontate in modo troppo superficiale).
Capita spesso che molte serie tv o molte saghe cinematografiche (che magari iniziano pure con ottime premesse) vengano spremute sino all'osso, mandandole avanti per anni ed anni, il che porta il più delle volte a un progressivo decadimento della qualità della narrazione (si pensi per esempio all'ultima frettolosa e superficiale ottava stagione di Game of Thrones comparata alle mitiche prime).
Negli ultimi mesi è nato il fenomeno Squid Game, una serie tv sudcoreana che ha stracciato ogni record sulla piattaforma Netflix.
 
Squid Game non lo considero personalmente un capolavoro indimenticabile come quelli prima citati ma comunque una serie molto buona per il suo genere particolare (survival drama) e che soprattutto può vantare il merito di aver fatto conoscere ad un pubblico molto vasto, grazie pure ad una trama sicuramente intrigante e alla brutalità delle scene, alcune delle caratteristiche tipiche delle produzioni asiatiche di alto livello, tra cui il (quasi) sempre elevato livello di recitazione, l'inserimento di tematiche profonde che fanno riflettere persino in un contesto "leggero" o irrealistico, la qualità del sottofondo musicale delle scene cruciali.
Una questione che ha creato un grosso dibattito, specialmente in quel di Twitter, è stata quella relativa ai sottotitoli.
Ecco, questo probabilmente rappresenta il vero colossale scoglio che le serie/film di origine asiatica devono costantemente superare per poter essere apprezzate dal grande pubblico, dato che non si è generalmente abituati a seguire un'opera leggendo simultaneamente i sottotitoli.
Il doppiaggio nelle varie lingue (spesso mancante in tali produzioni) sarebbe sicuramente qualcosa di lodevole e fondamentale per consentire a chiunque di poter usufruire della visione delle suddette opere.
D'altro canto va pure constatato che è molto arduo rendere a pieno nel doppiaggio l'intensità delle interpretazioni dei film asiatici, oltre alle sfumature particolari dovute a peculiarità fonetico-culturali delle lingue, che difficilmente possono essere trasportate in modo totalmente convincente in una lingua diversa (discorso che si può estendere in svariati casi anche alle canzoni).
Per capire meglio, i lettori italiani provino ad immaginarsi per esempio i film di Totò (1898-1967) doppiati in altre lingue e non sarà complicato intuire che sarebbe molto difficile rendere in modo efficace la comicità unica del leggendario attore napoletano.
Per riassumere, si auspica sempre che il doppiaggio sia un'opzione presente ma si consiglia lo spettatore a non aver paura di affrontare, se possibile, la visione delle opere (il discorso vale anche per gli anime) in lingua originale con i sottotitoli per goderne a pieno.
Ma passiamo finalmente a parlare di Navillera
La vicenda è quella di un giovane 23enne, Lee Chae Rok (interpretato da Song Kang), promessa della danza classica con alle spalle un passato piuttosto burrascoso, e di un signore di 70 anni, Shim Deok Chul (interpretato da Park In Hwan), che improvvisamente decide di provare a dedicare l'ultimo periodo della sua vita alla passione (la danza) che tanto avrebbe desiderato coltivare durante la sua vita, ma è stato impossibilitato a farlo. La premessa dunque già apre ad un tema delicato: la danza come disciplina praticata da uomini.
Nei tempi recenti probabilmente il suddetto è un tabù abbastanza superato, ma per molto tempo dedicarsi alla danza per un uomo era qualcosa di completamente mal visto dalla società, anche perché si riteneva che fosse strettamente legato allo "sviluppo" dell'omosessualità (altro tabù, e siamo già a 2; proviamo a tener conto di quanti ne escono fuori da questa analisi).
Il noto coreografo russo George Balanchine (1904-1983) una volta affermò a tal proposito che "Il balletto riguarda il mondo femminile".
Nel 2000 uscì al cinema il celebre film Billy Elliot, basato sulla storia vera del ballerino Philip Mosley e rappresentò un grosso passo in avanti nel provare a sensibilizzare il grande pubblico nei confronti di tali spinose tematiche.
 
Adesso immaginatevi se a tutto questo aggiungessimo che un 70enne, il quale sino ad allora si era dedicato a tutt'altro e che aveva dato tutto per la propria famiglia, ad un certo punto incominciasse a studiare seriamente danza classica. Cosa succederebbe?
Le prime reazioni sia delle persone vicine che della gente pettegola a cui piace sempre immischiarsi nella vita privata altrui sarebbero probabilmente di ritenerlo pazzo o comunque di pensare (in senso spregiativo) che non sia una "cosa normale"!
Ecco il terzo tema tabù, forse quello chiave, da cui discendono tanti altri: la normalità.
Si fa spesso appello quando si vuole criticare qualcosa, magari senza saperne nemmeno molto, al fatto che ciò che si sta osservando non sia normale.
Non sarebbe normale per esempio che una donna possa conseguire importanti risultati in ambito scientifico (tabù 3.1).
In questo blog abbiamo avuto più volte modo di constatare quanto difficile sia stato per molto tempo (ma non è banale nemmeno oggi) per una donna dedicarsi per esempio alla matematica, nonostante innate capacità superiori a tanti colleghi maschi.
Emblematico fu il caso di Sof'ja Vasil'evna Kovalevskaya, che raccontammo qui.
Non è stato per diverso tempo normale nascere per esempio neri (il tema del razzismo è purtroppo ancora molto attuale) o ebrei (l'orrore del nazismo è una delle più grandi macchie nella storia dell'umanità). E siamo al tabù 3.2.
D'altronde "i bianchi ariani", secondo quanto si pensava un certo tempo in modo abbastanza diffuso, "sono superiori". Peccato che poi Einstein (giusto per citarne uno a caso) fosse ebreo e i neri sono stati per esempio quelli che hanno fondato la musica jazz con il loro straordinario talento.
Non sarebbe normale per gli esseri umani essere omosessuali o bisessuali o transessuali o pansessuali o asessuali o qualunque "categoria" di orientamento sessuale/identità di genere che non rientri nella "normale" eterosessualità. Questo è il tabù 3.3 (qui l'abbiamo ampliato e generalizzato rispetto a prima, quindi lo segno come nuovo).
Peccato che poi si dovrebbero ringraziare persone gay come un certo Alan Mathison Turing (cliccate qui per leggere il corposo post che gli dedicai in passato) se oggi possiamo usufruire di uno strumento essenziale come il computer, si dovrebbero ringraziare nomi di omosessuali come Tchaikovsky, Bernstein e Freddie Mercury, giusto per citarne qualcuno, per parte della buona musica che ascoltiamo e così via.
 

Ma al di là dei grandi nomi citati, fermiamoci a riflettere un attimo, razionalmente. Esiste davvero una normalità nell'essere umano? La risposta è assolutamente no!
La diversità è già una parte integrante dello stesso sin dalla nascita. Ognuno nasce già di suo con delle caratteristiche diverse dagli altri, che sia il colore degli occhi e dei capelli, il sesso e tutte le peculiarità sia fisiche che comportamentali che rendono e renderanno quell'individuo unico nel suo genere (altrimenti non avremmo delle carte d'identità personali per esempio), compreso il colore della pelle e l'orientamento sessuale che il soggetto manifesterà.
Ciò che indichiamo come "normalità" è semplicemente un dettato sociale discriminatorio sviluppato nel corso della storia, spesso influenzato da motivazioni religiose.
Al di là del tema dell'omofobia, bifobia, transfobia e così via, un sottotabù notevole (chiamiamolo 3.3.1) legato a tutto questo è la questione figli e famiglia.
Per ancora diversa gente tutti questi orientamenti sessuali "alternativi" non sono tollerati anche perché 1) non portano alla procreazione di figli 2) non conducono appunto alla "famiglia tradizionale" costituita da mamma, papà + figli.
Per quanto concerne il punto 1) forse bisognerebbe pensare che non tutte le coppie eterosessuali desiderano avere figli, non tutte possono averli per problematiche che si sviluppano nel tempo o addirittura pensare che ci sono casi (come gli individui che nascono con malattie genetiche gravi) in cui sin da piccoli si deve essere ben consci che mettere al mondo dei figli significherebbe per quell'individuo condannarli con una buona probabilità a subire la medesima malattia e vita super complicata.
Per quanto concerne il punto 2) certamente è sempre molto bello poter contare su mamma e papà, ma non sono così rari i casi in cui i figli si ritrovano per i più svariati motivi con un singolo genitore o addirittura con nessuno. Dunque davvero preferireste la "normalità" di bambini orfani rispetto a bambini per esempio cresciuti con 2 mamme o 2 papà? Rifletteteci.
Si potrebbe ancora continuare a lungo con questa lista di tabù e stereotipi (oltre al fatto che si potrebbe analizzarli uno ad uno in modo molto più approfondito), parlando per esempio di disabilità (consiglio la visione dell'anime Josee, The Tiger and The Fish e della serie Move to Heaven riguardo tale tematica) e relazioni sentimentali con un age gap elevato, ma ci fermiamo qui per non esagerare.
Basti sapere che tanti di questi argomenti citati e molti altri vengono affrontati proprio in anime/serie tv asiatiche, spesso in maniera così profonda e cruda (un po' come la realtà) da commuovere.
A conclusione di questo breve excursus sul concetto di "normalità", si potrebbe dire che l'unica (o comunque tra le pochissime) "normalità" bella di cui si dovrebbe parlare la si trova in fisica e in matematica.
Proprio recentemente abbiamo parlato di normalizzazione in meccanica quantistica (cliccate qui).
Oltre a questo ben sappiamo che esistono gli importanti concetti di vettore normale, cioè di vettore ortogonale ad una data superficie, e poi la famosa distribuzione normale in statistica, cioè la gaussiana.























Ma torniamo a Navillera.
Oltre a far riflettere sulla "normalità", il K-drama è ben centrato sulla tematica della passione estrema in ciò che si ama, una passione così forte da oltrepassare letteralmente le serie problematiche della vita.
Navillera ci ricorda l'importanza di coltivare ciò che ci piace, senza tuttavia banalizzare il fatto che ci possano essere dei limiti e delle difficoltà oggettive di cui bisogna essere sempre ben consci.
Una persona potrebbe per esempio nutrire la passione per il pianoforte, ma dovrà essere ben consapevole che magari neanche esercitandosi 18 ore al giorno possa giungere al livello eccellente di talenti innati come Valentina Lisitsa, Vladimir Ashkenazy, Arturo Benedetti Michelangeli, per citarne qualcuno.
Questo non significa che quella persona debba per forza smettere di suonare o coltivare la sua passione, semplicemente deve essere consapevole dei suoi limiti e trovare il contesto giusto in cui inserirsi con dei risultati che gli facciano onore.
Lo stesso discorso lo possiamo applicare anche in ambito scientifico; non dovrebbe essere una sorpresa il fatto che neanche tanto studio e dedizione possano far arrivare chiunque a risultati comparabili a quelli conseguiti da mostri sacri come Gauss, Einstein, Feynman, Von Neumann, ecc., questo però non deve necessariamente demoralizzare.
Infatti, tali illustri esempi menzionati vanno presi unicamente come fonte d'ispirazione da ammirare e ciascuno di noi dovrebbe trovare i punti di forza in ciò che gli piace o in cui si trova più a proprio agio.
Pochi pervengono a risultati da meritare il Nobel o la Medaglia Fields, ma questo non significa, specialmente in ambito scientifico, che tanti altri contributi minori non siano validi.
Pure i contributi più piccoli servono a far progredire la scienza e la matematica, fondando dei mattoncini su cui man mano si appoggiano nuovi contributi.
Ci siamo focalizzati per ovvi motivi su musica e scienza, ma naturalmente il suddetto discorso si potrebbe considerare valido (sempre con le opportune variazioni da contesto a contesto) per qualsiasi disciplina o settore esistente.
Navillera fornisce in questo senso dei messaggi di incoraggiamento, perché, anche di fronte alle più grandi difficoltà, l'amore e la passione possono, non senza fatica, permetterci di coltivare (in grande o in piccolo) i nostri sogni. In sostanza, non bisogna mai arrendersi, pure quando tutto sembra andare per il peggio.
Il personaggio di Shim Deok Chul è semplicemente l'emblema perfetto di tutta questa riflessione.
Come si scoprirà nel corso delle puntate, le difficoltà che si troverà ad affrontare nel suo tentativo di diventare un ballerino classico non sono soltanto date dagli inevitabili acciacchi fisici tipici di una persona anziana, ma c'è purtroppo molto di più.
Non voglio spoilerare esplicitamente di cosa si tratta, ma basti sapere che è un problema assai delicato, che coinvolgerà in modo profondo pure la sua famiglia e potenzierà in modo esponenziale le emozioni che si proveranno anche nel solo osservare il simpatico e gentile signore provare a danzare.
Nella visione lo spettatore avrà probabilmente bisogno di molti fazzoletti per asciugare le lacrime, ma non saranno solo lacrime di dolore, ma anche di pura commozione di fronte alla forza di volontà e alla passione estrema dimostrate dall'anziano protagonista, a cui si aggiunge la bellezza di tutto il contesto, dalla danza rappresentata (grandi classici del balletto come Don Chisciotte e Il lago dei cigni) alla notevole colonna sonora di accompagnamento.
E anche se non doveste gradire il contesto della danza classica, dovreste comunque dare una chance a questa serie, giacché, per i motivi sopra illustrati, rappresenta qualcosa che va ben oltre una semplice storia ambientata in una sala da ballo.
È una storia che difficilmente può lasciare indifferenti, che colpisce nella sua semplicità ma allo stesso tempo dimostra la sua immensa e toccante profondità.
La mia personale valutazione dell'opera è lo score perfetto, 10/10, non troppo distante dalla valutazione media presente su MyDramaList.
Dico di più, darei lo score perfetto anche se la valutassi in centesimi, milionesi o miliardesimi, perché Navillera non è un'opera di intrattenimento, ma un'opera d'arte che ha un valore incommensurabile.
È tosta da guardare? Sicuramente, infatti è consigliabile evitare di effettuare il binge watching e rappresenta forse un carico emozionale troppo pesante da proporre ai più piccoli, ma al di là di tali considerazioni, la serie è di sicuro un'esperienza che merita di essere vissuta se non vi accontentate del solito intrattenimento leggero e che vi farà riflettere molto!
Il presente post probabilmente vi sarà sembrato molto atipico rispetto ai tradizionali riscontrabili in questo blog, ma è bene sottolineare che discipline come la fisica e la matematica, oltre ad aiutarci a svelare la natura dell'Universo e a manipolare entità spesso astratte, dovrebbero aiutare a sviluppare un ragionamento razionale da applicare in qualsiasi contesto, anche nei confronti di tematiche sociali importanti.
Troppo spesso la tendenza è quella di farsi influenzare esclusivamente da mode e dicerie, senza provare a impostare ragionamenti scevri da condizionamenti non rigorosi, senza provare ad aprire la mente e uscire fuori dalla propria "confort zone", senza ponderare l'attenzione su ciò che è davvero importante.
Concludiamo il post segnalando un video che presenta l'intera ottima colonna sonora originale del K-drama analizzato.
 

2 commenti:

  1. Bellissima recensione di questa splendida serie che, nonostante concordi con il tuo consiglio di evitare il binge watching, ho cominciato a guardare da poco, ma dalla quale non riesco a staccarmi. Seguo i due protagonisti, ma anche tutte le persone che li circondano (non è qualcosa di splendido la moglie?), con il sorriso e la scatola dei fazzoletti alla mano.
    Sei stato bravo a esplicitare tutti i contenuti di questa storia e a sottolinearne la straordinaria profondità. Bravo e grazie.

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    1. La ringrazio per il grande apprezzamento della recensione e le auguro un buon proseguimento nella visione di questa serie eccezionale.

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